In occasione dell’Assemblea Generale dei soci, svoltasi a Roma lo scorso 9 maggio presso l’Aula “Eraldo De Grada” della Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza, è stato conferito a Remo Job, Professore emerito presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento, il prestigioso titolo di Socio Onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia. Il conferimento è stato promosso dalla Sezione di Psicologia Sperimentale, e si è trattato dell’unica attribuzione onoraria per l’anno in corso. Il Consiglio Direttivo dell’AIP, approvando all’unanimità la proposta della Sezione Sperimentale, ha consegnato il titolo per mano del Presidente Sergio Salvatore, dopo la lettura delle motivazioni da parte di Giuseppe Curcio, Coordinatore della Sezione.
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L’attribuzione del titolo di Socio Onorario è un tributo al ruolo fondamentale che Remo Job ha svolto nell’istituzione e nello sviluppo dell’AIP sin dalla sua fondazione. Infatti, Remo Job ha ricoperto la carica di Presidente dell’associazione dal 1993 al 1999, periodo durante il quale ha contribuito significativamente a delineare la direzione e la missione dell’AIP, favorendo la crescita e il consolidamento della psicologia in Italia. L’intera carriera di Remo Job è punteggiata da una serie di incisive iniziative accademiche e scientifiche, che hanno avuto e continuano ad avere un impatto profondo sulla comunità psicologica italiana e internazionale. Le sue ricerche, pubblicazioni e insegnamenti hanno ispirato numerose generazioni di psicologi e ricercatori, ponendo solide basi per lo sviluppo futuro della disciplina. Inoltre, il suo impegno professionale e umano è stato riconosciuto come un modello di dedizione e passione e possiamo essere certi che la sua impronta continuerà a influenzare positivamente la scienza psicologica, promuovendo l’eccellenza nella ricerca e nell’insegnamento.
Abbiamo raggiunto Remo Job per porgli qualche domanda a seguito del recente conferimento del titolo. Con nostro grande piacere ha accettato l’invito e quella che segue è una breve intervista in cui il nuovo Socio Onorario condivide la sua visione sul passato e sul futuro della psicologia in Italia.
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Luca Tommasi: “Caro Remo, innanzitutto congratulazioni per l’attribuzione del titolo di Socio Onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia. Che effetto fa?”
Remo Job: “Un ottimo effetto. Mi onora che l’AIP mi attribuisca questo riconoscimento, che mi fa tornare alla mente tempi ormai lontani ma non per questo meno importanti. Inoltre, mi fa piacere che le associazioni siano generose con i propri membri e mantengano memoria del loro contributo.”
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LT: “Considerando il tuo ruolo di ‘padre fondatore’ dell’AIP, quali considerazioni ti senti di fare sui cambiamenti avvenuti in questi più di trent’anni di storia della scienza psicologica italiana?”
RJ: “Di fatto non facevo parte del gruppo di lavoro che ha prefigurato l’AIP, anche perché all’epoca ero direttore del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Ateneo patavino. La mia elezione è stata una sorpresa che mi ha motivato ad agire, nell’ambito di due Direttivi molto attivi e coesi, per favorire (a) il confronto sui temi di ricerca e politica culturale, sia all’interno dell’AIP sia con associazioni vicine, che ha portato, tra l’altro, alla stesura del Codice etico della ricerca dell’AIP; (b) l’internazionalizzazione della psicologia italiana; (c) la creazione della struttura organizzativa e procedurale dell’AIP; (d) l’attivazione della scuola di metodologia di Bertinoro, con il duplice scopo di offrire alle dottorande e ai dottorandi di psicologia formazione avanzata sulle metodologie di ricerca e di sopperire alla mancanza di insegnamenti di psicometria/metodologia in molte sedi; (e) l’istituzione di premi, quali momenti di riconoscimento e stimolo, a chi, nelle fasi inziali o successive della carriera, conseguiva risultati significativi. Direi che i cambiamenti avvenuti hanno permesso di portare a termine e rendere più strutturate e sistematiche le azioni allora intraprese, ma anche di iniziare nuove attività connesse allo straordinario sviluppo quantitativo della psicologia in Italia, che già contava su un livello qualitativo eccellente. Tutto ciò ha innescato un meccanismo che ha reso l’AIP un protagonista decisamente più forte e riconosciuto nell’arena pubblica non solo all’interno della comunità scientifica. Spero che continui a svolgere un ruolo produttivo e propositivo nell’affrontare temi di carattere generale partendo da una posizione di forte autonomia, basata anche sullo specifico costituito dalla ricerca scientifica che accomuna i membri dell’AIP.”
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LT: “Il tuo contributo alla psicolinguistica e alle scienze della cognizione è internazionalmente riconosciuto e tu sei meritatamente identificato come un ‘alfiere’ della psicologia italiana a livello internazionale. Quali eventi-chiave ritieni che abbiano maggiormente caratterizzato la traiettoria di sviluppo della scienza psicologica a livello globale in questi stessi decenni?”
RJ: “Secondo me, l’interdisciplinarità ha marcatamente influenzato lo sviluppo recente della psicologia; penso, solo per fare alcuni esempi, alla neuropsicologia e all’intelligenza artificiale. Rilevante anche la psicologia culturale, che potrebbe essere critica per i futuri avanzamenti della psicologia visto che la maggioranza delle ricerche sui processi mentali, cognitivi e affettivi, è stata effettuate su popolazioni occidentali di livello socio-economico alto (WASP) e che i direttori, redattori e reviewer/referee delle maggiori riviste scientifiche di psicologia provengono dallo stesso ambiente. In questo senso, l’attenzione alle differenze può essere funzionale allo sviluppo di modelli psicologici più completi. Anche l’internazionalizzazione della ricerca, ovvero la costituzione di gruppi di persone, di istituzioni e di strutture di diverse nazioni che collaborano per un fine comune, ha un ruolo positivo, sia per sprovincializzare l’attività interna a ciascun paese sia per creare dinamiche positive di conoscenza e condivisione. Un altro fenomeno che ha caratterizzato lo sviluppo recente della psicologia, ma non solo, è l’open science, movimento che favorisce trasparenza e partecipazione. Tuttavia, esso ha anche degli effetti collaterali nefasti, come l’esplosione del numero di riviste sulle quali pubblicare. Io sono scettico rispetto a questo sviluppo che, se non adeguatamente controllato, può alimentare comportamenti disonesti, demagogici e non funzionali allo sviluppo della ricerca scientifica.”
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LT: “Immagino che il tuo recente pensionamento possa essere stato l’occasione per affrancarti almeno un po’ dagli stressor del ‘valutificio’ accademico, cioè da quegli obblighi e da quelle scadenze ad altissima frequenza che poco ormai hanno a che vedere con il fare ricerca, con il portare avanti la formazione avanzata delle nuove generazioni e, più in generale, con l’idea di essere comunità accademica. Vedi più luci o più ombre nelle innovazioni giuridiche e valutative che hanno caratterizzato l’università italiana degli ultimi anni?”
RJ: “Non credo all’onestà imposta per legge, ma ritengo che accanto ad alcune riforme o procedure che sono dispendiose, e spesso inutili, quando non controproducenti, vi siano state e vi siano iniziative volte a introdurre sistemi di analisi ex ante e di valutazione ex-post nella vita universitaria che hanno avuto effetti positivi, che sono in grado di alimentare il senso di consapevolezza e di attenzione nei confronti della propria ricerca e del proprio insegnamento e che possono favorire un atteggiamento positivo nei confronti del bene pubblico. Di fatto questa consapevolezza, e le buone pratiche che ne possono derivare, costituiscono un fattore che aumenta il senso di appartenenza alla comunità accademica. Un aspetto per me negativo dell’incalzare di richieste amministrativo/gestionali sta nel fatto che tutte queste cosiddette riforme sono “a costo zero”, senza l’assunzione di personale amministrativo che in molti casi potrebbe coadiuvare, quando non sostituire, i docenti in queste attività.”
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LT: “La psicologia è certamente cresciuta quanto a status e autorevolezza nello scenario complesso della scienza contemporanea, al punto che per molti versi psicologia, medicina, ingegneria, e tante altre discipline sono diventate molto più permeabili le une rispetto alle altre, anche nell’immaginario collettivo. Come ultima domanda, che futuro vedi per la scienza psicologica?”
RJ “Ritorniamo al tema dell’interdisciplinarità, che costituisce un punto di forza della psicologia e che riguarda inter-relazioni con moltissime discipline. Pensiamo ad esempio al premio Nobel per l’economia attribuito a Daniel Kahneman. Tuttavia, pur non avendo la possibilità di leggere il futuro, ritengo che la psicologia in sé, con i propri modelli, apparato concettuale, lessico e specifiche procedure di ricerca avrà un forte sviluppo. Da un lato la psicologia già mette in atto delle traslazioni e delle applicazioni efficaci nel campo degli interventi nei diversi ambiti (clinico, organizzativo, educativo, ecc.), e questo è importante sia per la vita delle persone e delle istituzioni ma anche per la reputazione pubblica della disciplina; dall’altro lato, nuovi paradigmi epistemologici, l’adozione di nuove metodologie di ricerca e la messa la punto di strumenti innovativi saranno in grado di meglio delineare e definire nuovi modelli della mente umana e degli altri esseri animati. Rispetto all’interrogativo se la mente umana possa arrivare a comprendere sé stessa io ho un atteggiamento sostanzialmente positivo.
Colgo quest’occasione per ringraziare tutte le colleghe e tutti i colleghi dei due Direttivi con cui ho condiviso la responsabilità dell’AIP e tutte le persone che con spirito collaborativo hanno lavorato per raggiungere le mete prefissate e per augurare buon lavoro a chi, in ruoli diversi, costituisce e porta avanti l’AIP.”
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