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È passato ormai un decennio dalla nascita di Psicostat, quello che si potrebbe definire uno “spazio collettivo per la cultura della ricerca” composto da statistici, psicologi e metodologi provenienti da diverse formazioni, ma accomunati in gran parte da una base comune nella ricerca psicologica e da un luogo d’origine condiviso, l’Università di Padova. In questi dieci anni, Psicostat si è distinto per la capacità di attivare riflessioni critiche e dialoghi interdisciplinari sempre più aperti e sempre più caratterizzati da una visione internazionale intorno all’evoluzione della statistica e della metodologia della ricerca, non solo in ambito psicologico ma anche più ampiamente scientifico. Incontri, workshop, seminari e tante occasioni di scambio che hanno spesso preso forma nelle Scuole Metodologiche e nei Congressi di Sezione dell’AIP, hanno fatto da cornice a un progetto intellettuale vivo e attento, capace di raccogliere e rilanciare interrogativi cruciali per la ricerca contemporanea.
In questa intervista, alcuni membri del gruppo (Giulia Calignano, Enrico Toffalini e Gianmarco Altoè, a nome dello Psicostat CT) raccontano la genesi e le trasformazioni di Psicostat, le sfide affrontate e le direzioni future, offrendo uno sguardo dall’interno su un’esperienza collettiva che ha saputo coniugare rigore, apertura e spirito critico.

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Luca Tommasi: “Buongiorno e complimenti per la vostra abnegazione e impegno nel portare avanti il progetto Psicostat. Qual è in breve la storia di Psicostat e a che punto siamo?
Psicostat: “Grazie per l’invito e per l’interesse verso il nostro lavoro. Psicostat nasce nel 2016 all’Università di Padova, al Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione, da un’esigenza concreta: creare un ponte tra psicologia e statistica attraverso un dialogo costante, aperto e critico. Inizialmente erano solo tre statistici che si incontravano regolarmente per discutere di modelli e metodi. Oggi è diventato un gruppo interdisciplinare intorno al quale orbitano oltre 400 persone affiliate in università italiane e internazionali, un gruppo che organizza workshop, summer school, winter school, seminari, corsi per studenti e dottorandi e incontri di confronto continuo. Tutti i materiali prodotti da Psicostat e tutte le informazioni sul gruppo e sulle iniziative promosse dallo stesso sono condivise e accessibili liberamente dal sito: https://psicostat.dpss.psy.unipd.it/
Psicostat non è solo un progetto tecnico o didattico, ma un esperimento culturale: valorizziamo l’informalità, il pensiero lento, la possibilità di portare dubbi invece che risposte, e la disponibilità a cambiare idea pubblicamente. Psicostat non è un gruppo gerarchico, ma vuole essere quanto più possibile inclusivo e aperto al dibattito critico: studentesse/i, dottorande/i e professoresse/i partecipano con pari dignità, secondo un principio ispirato all’universalismo scientifico di Merton: se un’idea è buona, non conta chi la propone.
Uno dei motti che più ci rappresenta è: “Accept uncertainty. Be thoughtful, open and modest” (Wasserstein et al., 2019). Crediamo che l’incertezza non sia un ostacolo, ma una condizione naturale della conoscenza. E che la scienza migliore si costruisca non sulla certezza, ma sul coraggio di esporsi all’errore e alla revisione.”

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LT: “Psicostat è nato con l’intenzione di mantenere viva l’attenzione sui mutamenti profondi e continui della metodologia e della statistica che stanno attraversando la psicologia (e non solo) negli ultimi due decenni. Quanto è rapido il cambiamento e quanto è reattiva la comunità?”
Psicostat: “Il cambiamento metodologico degli ultimi vent’anni è stato tanto veloce quanto radicale: preregistrazione, analisi multiverso, modelli multilivello, open data, revisione tra pari trasparente, collaborazione multilab… tutto ciò ha cambiato il volto della ricerca psicologica. Psicostat è cresciuta proprio in risposta a questo scenario, non tanto per offrire soluzioni pronte, ma per facilitare un confronto informato, collettivo e critico.
La comunità è reattiva in modo disomogeneo: ci sono realtà molto avanzate e dinamiche, ma anche contesti – specie nella didattica accademica – che faticano a recepire questi mutamenti. Noi cerchiamo di accompagnare il cambiamento offrendo formazione di base, supporto alla ricerca applicata, strumenti pratici, ma anche spazi per porsi domande profonde sui fondamenti della conoscenza scientifica. Il nostro obiettivo non è solo l’aggiornamento tecnico, ma la coltivazione di una consapevolezza metodologica. A partire da questa logica, Psicostat sta collaborando attivamente in questi mesi alla costruzione di un Methodological Review Board per la ricerca in psicologia, il primo in Italia, ispirato dall’esperienza di Daniel Lakens presso l’Università di Eindhoven, nei Paesi Bassi (10.1038/d41586-022-04504-8)”

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LT: “I cambiamenti in corso, e penso in particolare all’idea delle 4M (misurazione, metascienza, multiverso e multilivello), possono essere concepiti come una transizione paradigmatica verso un nuovo modo di fare scienza psicologica, e scienza più in generale? E la filosofia della scienza ha registrato questa mutazione o è ancora in ritardo?”
Psicostat: “Sì, le 4M rappresentano un vero e proprio cambiamento di paradigma. Non si tratta semplicemente di nuove tecniche, ma di un diverso modo di intendere la conoscenza. Ne abbiamo discusso ampiamente nella Winter School 4Ms, che abbiamo co-organizzato nel febbraio 2025 a Padova: un evento che ha riunito oltre 100 giovani ricercatori e ricercatrici da tutto il mondo, attorno a quattro pilastri della nuova metodologia:
– Misurazione, come costruzione consapevole e condivisa dei costrutti psicologici;
– Meta-scienza, per riflettere sui processi della scienza e sui suoi limiti sistemici;
– Multiverse analysis, per rendere visibili le scelte analitiche e valutarne l’impatto sui risultati;
– Multilaboratory studies, come forma di collaborazione e replicazione attiva.
Questi approcci non sono solo strumenti, ma incarnano una filosofia scientifica basata su trasparenza, collaborazione, autocorrezione e apertura epistemica. La filosofia della scienza sta cominciando a recepire questi segnali, soprattutto nel campo della meta-scienza e dell’epistemologia della collaborazione. Tuttavia, il dialogo tra filosofi e scienziati è ancora in fase iniziale. Servono più contaminazione reciproca e interdisciplinarietà applicata, perché queste innovazioni pongono domande cruciali su cosa significhi “validare”, “spiegare”, “prevedere” e “conoscere”.”

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LT: “Oggi, sviluppare idee originali sui fenomeni psicologici — e più in generale sui fenomeni naturali — è sempre più complesso, anche a causa di una sorta di ‘inflazione combinatoria’ di costrutti e dimensioni che affollano la pratica della ricerca, moltiplicata per la trasformazione degli strumenti, moltiplicata per le più svariate motivazioni accademiche (non sempre edificanti) per le quali si fa ricerca. In questo scenario sovraccarico, quali opportunità metodologiche possono offrire maggiore chiarezza e lucidità ai giovani ricercatori disorientati dal rumore di fondo del sistema scientifico?”
Psicostat: “Viviamo in un sistema sovraccarico di stimoli, incentivi alla competizione, strumenti e costrutti spesso sovrapposti e teorie difficilmente falsificabili. In questo contesto, tornare a pensare lentamente, a costruire bene le domande prima di ricercare le risposte, è forse la cosa più rivoluzionaria che un/a giovane ricercatore/trice possa fare.
Strumenti come la simulazione dei dati, la preregistrazione, le analisi multiverso, i modelli misti o le metanalisi non servono solo per ottenere risultati più robusti, ma sono opportunità per affinare il pensiero, rendere esplicite le assunzioni, esplorare le alternative. Nei nostri Hands-on Workshops organizzati settimanalmente in presenza presso la Scuola di Psicologia, studenti, dottorandi e docenti affrontano insieme problemi concreti, analizzano dati reali, discutono in modo aperto – cercando di superare la paura di dire “non lo so”.
È un esercizio collettivo di umiltà metodologica e scientifica, dove il confronto critico e paritetico aiuta a fare ordine nel rumore di fondo. Per noi, la lucidità nasce dalla trasparenza e dalla condivisione, non dalla semplificazione forzata.”

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LT: “Mi pare che tutta la vicenda della crisi della replicabilità non abbia poi influenzato granché la didattica dei fondamenti psicologici, anche rispetto a fenomeni e costrutti che potrebbero tranquillamente sparire dalle pagine dei manuali… Qual è, a vostro parere, il più emblematico esempio di cambiamento conosciuto da un pezzo abbastanza rappresentativo di psicologia, a seguito della crisi della replicabilità e dei ripensamenti che ne sono conseguiti?”
Psicostat: “La crisi della replicabilità [della misurazione, della teoria e della generalizzabilità] ha generato un enorme fermento metodologico e culturale, ma i suoi effetti faticano ancora a tradursi in un cambiamento strutturale in grado di impattare sulla didattica universitaria. In molti contesti, i fondamenti psicologici continuano a essere insegnati come contenuti stabili, decontestualizzati e raramente sottoposti a revisione critica. La conoscenza viene proposta in modo settoriale, come un insieme di “fatti” da apprendere, piuttosto che come un sistema aperto, fallibile e in continua evoluzione. Un sistema di conoscenza necessariamente interdisciplinare.
Eppure, ciò che oggi più di tutto sta cambiando è il modo in cui guardiamo all’errore scientifico. Durante l’incontro dell’Italian Reproducibility Network a Milano nel febbraio 2025, con ospiti nazionali e internazionali insieme a Psicostat, si è discusso apertamente della necessità di distinguere tra errori onesti, pratiche discutibili e veri e propri comportamenti scorretti. Ma soprattutto, si è parlato dell’urgenza di costruire una cultura dell’errore: un contesto in cui gli errori non siano nascosti o penalizzati, ma riconosciuti, analizzati e trasformati in occasione di apprendimento.
Questo approccio è ancora molto distante dalla logica con cui spesso si struttura la formazione accademica, che tende a privilegiare il risultato rispetto al processo, e a trascurare la riflessione critica. Per questo motivo, Psicostat è tra i promotori della creazione del primo Methodological Review Board (MRB) in ambito psicologico in Italia: uno spazio di supporto metodologico volontario, orientato alla qualità progettuale e alla preregistrazione, che agisce prima della raccolta dati. È un passo concreto per passare da una cultura della performance a una cultura della consapevolezza metodologica.
Ma c’è anche un nodo teorico che non possiamo più rimandare: serve rimettere al centro l’epistemologia, non come decorazione filosofica, ma come bussola per orientare il pensiero scientifico. Comprendere cosa significa “misurare”, “validare” o “replicare” non è un esercizio astratto, ma una necessità operativa. In questo senso, la direzione europea è chiara: Open Science, metascienza, educazione alla trasparenza e interdisciplinarità sono oggi al centro delle agende istituzionali.
Una scienza più aperta non ha bisogno solo di nuovi strumenti, ma di una nuova alfabetizzazione teorica. Per questo crediamo che il cambiamento più urgente non riguardi tanto i contenuti, ma la posizione da cui li insegniamo.”

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LT: “Quali iniziative future avete in cantiere?”
Psicostat: “Dopo la Winter School 4Ms e quella appena conclusa sulla crisi di replicabilità (replicability-psy-unipd-phd), continuiamo (rinnovati da sempre nuova linfa) con le nostre attività periodiche: workshop pratici, seminari aperti con ospiti internazionali, in presenza e bi-mensilmente da remoto, corsi per studenti e dottorandi, e la produzione di materiali didattici open-access. Stiamo inoltre progettando nuove collaborazioni multilab, e lavoriamo attivamente su iniziative legate alla simulazione, alla metascienza, e allo studio dell’analisi statistica fragile e robusta del dato psicologico, con una particolare attenzione alla replicabilità reale, non solo dichiarata.
Ma più che “organizzare eventi”, il nostro obiettivo è contribuire a un progetto culturale più ampio. Crediamo in una scienza che non si misura solo in articoli pubblicati, ma anche nella capacità di generare confronto reale, di correggere sé stessa, e di formare una comunità scientifica con un approccio incrementale all’errore, trasparente e responsabile. Per noi, i metodi non servono solo a fare scienza migliore: servono anche a formare cittadine e cittadini attivi. Sono un punto di interscambio tra domande scientifiche simili che nascono da prospettive scientifico disciplinari distinte.
In quest’ottica, siamo molto aperte/i a scambi e collaborazioni, e abbiamo da poco iniziato ad accogliere visiting sia dall’Italia che dall’estero. Invitiamo tutte le persone curiose sul piano metodologico – che siano studenti, ricercatrici, docenti o autodidatti – a seguirci sui social, dove pubblichiamo aggiornamenti su eventi seri e semi-seri: dalle scuole intensive ai nostri Aperistat, incontri informali nello spirito del simposio socratico originale, con buon vino e buone domande.

Per chi vuole restare aggiornata/o oppure entrare nella comunità di Psicostat, è possibile iscriversi alla mailing list dal nostro sito ufficiale: psicostat.dpss.psy.unipd.it. La porta è aperta, il vino è buono e le domande non finiscono mai. Il metodo ci guida, ma non è una scorciatoia verso la verità – è solo il modo migliore che conosciamo per perdersi con criterio.”


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