Dopo la laurea nel 1981 in Psicologia a indirizzo sperimentale, fu assegnista al C.N.R. collaborando con Alberto Oliverio e Gino Pizzamiglio, e cominciando sin da allora a valorizzare la contiguità e l’integrazione fra teorie e tecniche psicofisiologiche e riabilitative e strumenti di valutazione psicometrica.
Proprio nel settore di psicometria diventò professore associato dal 1992 a Cagliari, dove insegnava sia “Psicologia Fisiologica” che “Tecniche di ricerca psicologica e di analisi dei dati”, che continuò a tenere anche dopo il suo rientro alla Sapienza nel 1994: dato che in quel periodo insegnavo a Palermo questa stessa materia, ci confrontavamo sul senso da darle per renderla utile alla formazione degli psicologi, differenziandola dalla statistica di base.
La doppia anima di neurofisiologa e di psicometrista Gabriella ha sempre mantenuto nella sua carriera, partecipando al dottorato in Neuroscienze cognitive, alla Società Italiana di Neuropsicologia, e alla World Federation for NeuroRehabilitation, e alla sezione neuropsicologica dell’IRCC Santa Lucia.
La stessa integrazione di competenze era evidenziata dalla sua produzione scientifica, che spaziava dai processi attentivi in persone normali e pazienti cerebrolesi (tema su cui pure avemmo modo di confrontarci proficuamente), alla riabilitazione del neglect, agli studi di costruzione e standardizzazione psicometrica di strumenti di valutazione neuropsicologica.
Era sempre pronta ad impegnarsi al massimo non solo nella didattica ma anche in cariche gestionali accademiche (fu anche direttrice di dipartimento) e associative, nella sezione sperimentale dell’A.I.P. fino alla attuale partecipazione al direttivo, all’interno del quale si è occupata con la consueta efficienza del coordinamento delle scuole di metodologia di Bertinoro.
Non è la solita frase di circostanza concludere che con la scomparsa di Gabriella Antonucci la psicologia italiana perde qualcosa di importante, nel difficile territorio di confine tra psicofisiologia e psicometria. Spero che possiamo ricordarla con iniziative su questi temi (un convegno, un volume) che certamente i colleghi romani sapranno organizzare per onorarne la memoria.
Santo Di Nuovo
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