Bologna 24 settembre 2020
Cara Professoressa, cara Giuliana,
questa mattina abbiamo saputo che ci aveva lasciati nella notte e abbiamo ripensato al nostro incontro della settimana scorsa quando, già molto sofferente, ha usato la sua solita ironia. Quando, infatti, le abbiamo sussurrato “Le vogliamo bene”, con un filo di voce e un sorrisino birichino ci ha risposto “Ma sarà poi vero?”
Di solito si pubblica un elogio allo studioso, se ne ricordano i meriti accademici, che le sono stati pienamente riconosciuti, ma noi siamo sempre state “le sue bambine”, come amava chiamarci anche quando ormai purtroppo bambine non eravamo proprio più. Per questo preferiamo scriverle una lettera che possano leggere le colleghe e i colleghi dell’AIP, un inusuale necrologio per una inusuale professoressa, che ha sempre anteposto il lavoro di ricerca e di studio. I suoi numerosi libri e articoli testimoniano del suo impegno e della sua originalità.
Nei mesi passati, purtroppo, non abbiamo più potuto farle visita, ma l’abbiamo pensata e le abbiamo scritto, cercando il più possibile di farle sentire la nostra vicinanza.
Ormai non ci restano che i ricordi ma è bello ripensare agli anni della nostra giovinezza, a tutte le cose che abbiamo fatto insieme, a volte andando più d’accordo, a volte meno.
Le siamo grate per averci supportate nel mondo della ricerca e per averci permesso di incontrare tanti studiosi importanti.
È stata una grande docente, con una capacità didattica particolare, che riusciva a far comprendere anche i concetti più ostici a tutti. Seguire le sue lezioni e le sue conferenze è stato fondamentale per apprendere un modo efficace di trasmissione di idee e contenuti.
Le sue ricerche hanno toccato vari ambiti: dalle relazioni madre-bambino, allo sviluppo delle competenze spazio-temporali. Ma sono state soprattutto le sue intuizioni sulla vita prenatale e neonatale, a fare di lei una pioniera, in un campo che poi si è sviluppato in tutto il mondo.
La sua curiosità era tale che la portava a spaziare in molti campi anche lontani e, se dobbiamo farle un rimprovero, era che si faceva fatica a seguire il suo pensiero, continuamente in movimento!
Adesso però quello che resta più vivo nei nostri ricordi sono le giornate trascorse a Bologna e i tanti viaggi che abbiamo fatto insieme; sono gli episodi, a volte comici, a volte dolorosi, che allora abbiamo vissuto con apprensione e adesso sono importanti momenti di una lunga vita condivisa.
Parigi, l’Inghilterra, Amsterdam, il Portogallo, l’Ungheria, i tanti convegni e soggiorni di studio, in cui ci ha accompagnate e guidate a conoscere colleghi e centri di ricerca importanti.
Stralci di ricordi, immagini a volte sfocate, si sovrappongono e sbucano dalla memoria come fotogrammi di un vecchio film.
La vita è così strana perché si comincia a capire cosa è davvero importante solo quando si è arrivati verso la discesa e non si può più tornare indietro.
In questo momento di dolore si vorrebbe recuperare tutto il tempo perduto per dire quello che non si è detto e fare quello che non si è fatto.
Noi vorremmo che tutti i colleghi e le colleghe, quelli che l’hanno apprezzata e quelli che non l’hanno mai conosciuta, sapessero che le “sue bambine” ormai madri e nonne, la terranno sempre nel loro cuore e, anche se ormai solo una di noi appartiene ancora al mondo accademico, tutte e tre continueremo a far tesoro dei suoi insegnamenti.
Con grande affetto, stima e nostalgia,
Alessandra Farneti, Alessandra Sansavini, Ida Callegati
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