Appena appreso della morte di Orazio Miglino, che nessuno poteva immaginare così rapida dopo il male che l’aveva colpito poco tempo fa, tanti ricordi si affollano alla mia mente. Il giovane dottorando, arrivato non ancora trentenne a Palermo negli anni ‘90, originario del Cilento, era desideroso di esplorare il campo, allora nuovo, dell’Intelligenza Artificiale. Lo mandai per questo negli Stati Uniti e dopo il dottorato riprese la collaborazione col CNR fino a diventare uno dei più apprezzati esperti di modelli artificiali in Italia e in campo internazionale. Una gran quantità di devices “intelligenti” per la clinica, per la scuola, per lo sviluppo sociale, dei quali rivendicava la dignità scientifica che riteneva non abbastanza riconosciuta dai criteri bibliometrici.
Una rapida carriera universitaria a Napoli, nel 2000 ricercatore, l’anno dopo associato, nel 2005 ordinario in psicologia generale, poi passato a sviluppo ed educazione perché riteneva questo settore più consone ai suoi studi applicativi.
Tanti progetti portati avanti insieme, tante animate discussioni teoriche e metodologiche nella sua casa di via Panisperna dove andavo ospite a Roma, discussioni che finivano invariabilmente a cena in una osteria dei dintorni. Alcuni di questi progetti si sono realizzati, altri erano in corso, altri (una scuola di metodologia sull’artificiale ad Agropoli) ancora da programmare.
Una perdita grave per l’Università di Napoli e per quella italiana in generale, per gli studi di intelligenza artificiale, per l’AIP per la quale si era sempre attivamente impegnato, soprattutto per chi gli era amico e ne apprezzava le qualità umane oltre che scientifiche.
Troveremo modo per ricordarlo in uno dei congressi “Psycho-bit” che organizzava a Napoli, il prossimo proprio agli inizi di ottobre. E “virtualmente” sarà ancora tra noi.
SD
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