È mancato il 3 dicembre Vittorio Rubini, che è stato professore di teorie e tecniche dei test nell’Università di Padova.
I suoi volumi sui test e le misurazioni psicologiche, sulle basi teoriche e i problemi applicativi del testing, sulla valutazione della personalità, hanno costituito per decenni oggetto di studio di generazioni di studenti nel campo della psicometria.
Ma fu anche autore di articoli e testi sulla creatività, sulle sue “interpretazioni psicologiche, basi sperimentali e aspetti educativi” (così il sottotitolo del libro pubblicato da Giunti nel 1980). L’autore non mancava in quel testo di mostrare le criticità dell’approccio empirico e le difficoltà nella generalizzazione dei risultati sperimentali, evidenziando – pionieristicamente, per quei tempi – i limiti degli strumenti psicometrici su cui pure il suo insegnamento era basato.
Ebbe importanti e prolungate cariche accademiche: eletto preside del Magistero padovano il primo novembre 1990, nel 1992 fu costituita la Facoltà di Psicologia di cui fu preside fino al 2001.
È stato anche componente di diverse commissioni ministeriali, tra cui quella sulle scuole di psicoterapia. Lo ricordo nei lavori di quella commissione, sempre attento, preciso nei suoi interventi con una logica lucida e propositiva seppur critica.
L’atteggiamento critico – come scrisse Pietro Boscolo nella prefazione al suo libro sulla creatività – può risultare poco gratificante per chi cerca spiegazioni e principi definitivi, ma “è certamente il più produttivo ed efficace per chi cerca, accanto alle legittime certezze, i dubbi di cui necessariamente si alimenta la dinamica della scienza”.
Questa credo sia la definizione che meglio rappresenta Vittorio Rubini, cui la comunità psicologica italiana dà adesso l’ultimo saluto.
Santo Di Nuovo
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